IL COUNSELING

È

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Chi sono

Dott.ssa Sara Schirripa

Sono Counselor Professionista a indirizzo pluralistico integrato e filosofa.
Offro colloqui di counseling individuale e laboratori di crescita personale in gruppo. Nella mia area di attività rientrano interventi per facilitare i processi di cambiamento, promuovere la comunicazione efficace, migliorare l'autostima, ritrovare lo slancio e le risorse per superare situazioni di difficoltà.
La filosofia mi ha insegnato a interrogare il mondo senza pretendere risposte definitive e ha acceso in me la passione per tutto ciò che è umano. Il counseling ha dato corpo e voce a questa passione: mi ha fornito gli strumenti per tradurre la mia ricerca prima in un percorso di evoluzione interiore e poi in una forma di aiuto agli altri.
Ho integrato nella pratica professionale la meditazione mindfulness e ho una specializzazione nel sostegno a problematiche di tipo alimentare. Oltre a gestire colloqui di counseling puro, progetto e conduco attività di promozione del benessere con adolescenti e adulti in ambiti che spaziano dalla prevenzione del bullismo al supporto nelle difficoltà legate al rapporto con il cibo e le forme corporee, dalla gestione delle emozioni al problem-solving. Ricevo a Milano (zona Lima-Loreto) e a Cesano Boscone (MI).


Cv in breve
Laurea magistrale in Filosofia

Indirizzo morale - Università degli Studi di Milano

Master in Counseling

Aspic, Scuola Europea Superiore di Counseling


Valori-chiave
L'accoglienza

Offro un posto sicuro. Per dire, custodire, lasciar andare.

L'amore per le diversità

Le differenze sono la linfa che fa fiorire il mondo.

L'interesse e il rispetto

Ogni storia è meraviglia. Esige che si entri in punta di piedi.


Le parole che mi ispirano
Compito del counselor è assistere il cliente nella ricerca del suo vero sé e poi di aiutarlo a trovare il coraggio di essere quel sé. Rollo May
La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione. Carl Rogers
Dentro di noi, possediamo tutte le risorse di cui abbiamo bisogno per far fronte alle nostre sfide evolutive. Milton Erickson
Con ogni uomo viene al mondo qualcosa di nuovo che non è mai esistito, qualcosa di primo e unico. Martin Buber
In principio era la gioia. Matthew Fox

COSA OFFRO

Aiuto nelle crisi e nelle svolte esistenziali

Per superare situazioni difficili, sviluppare il proprio potenziale, raggiungere gli obiettivi di vita.

Progetti di crescita personale

Per rinforzare l'autostima, conoscersi a fondo, abbandonare comportamenti disfunzionali.

Orientamento professionale

Per decidere sul proprio futuro, valorizzare le competenze, finalizzare il percorso di carriera.

Promozione della comunicazione efficace

Per migliorare le relazioni interpersonali, risolvere i conflitti e sviluppare l'assertività.

Educazione alla cura di sé

Per costruire un più sano rapporto con il cibo e imparare a nutrire l'amore di sé.

Laboratori per la gestione delle emozioni

Per un'integrazione equilibrata e vitale dei sentimenti con la parte razionale della personalità.

Counseling e mental coaching per lo sport

Per potenziare le qualità individuali, promuovere il gioco di squadra, migliorare le performance.

Facilitazione nelle scuole

Per la prevenzione del bullismo, la costruzione di un clima inclusivo, l'orientamento.

Seminari e workshop a tema in azienza

Per stimolare la produttività, gestire meglio lo stress, favorire interazioni positive.

PER APPROFONDIRE

Transformation song: per chi fa fatica ad adattarsi

Fiume che scorre

Se spostiamo i macigni,
anche il fiume seguirà il suo corso.
Proverbio zen

Il brano che inaugura la sezione Transformation songs, una collezione di canzoni che contengono messaggi utili per superare gli schemi disfunzionali alla base dei nostri comportamenti, è dedicato a coloro che trovano difficile adeguarsi alle situazioni. Penso a quanti vivono in uno stato pressoché costante di tensione, nel tentativo di raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi e di compensare una mancanza immaginata che mai si colma.

Impronta caratteriale dominante

Nel carattere compaiono tratti di rigidità, l'impegno sconfina nell'eccesso di zelo, la preoccupazione è la tonalità emotiva prevalente, che può diventare angoscia rispetto alla possibilità di commettere errori.

La tendenza all'inadattabilità riguarda spesso persone che nell'infanzia sono state investite da aspettative altissime. Bambini costretti a crescere in fretta, che hanno sacrificato l'istinto in nome di comportamenti "giudiziosi" e inibito le emozioni ritenute inadeguate, per lasciare tutta la scena a comportamenti socialmente accettabili.

Difficoltà principali

Lo sforzo continuo teso a migliorare e migliorarsi rischia di colonizzare tutte le energie della persona. Il perfezionismo spinto si traduce in insoddisfazione perenne, ipertrofia del senso del dovere, incapacità di godere dei risultati raggiunti. E al fondo spesso cova la rabbia, che alcuni soffocano sotto una cortina di inconsapevolezza e altri camuffano.

Direzione di uscita

La via della trasformazione implica questi passaggi:

  • 1. lo sviluppo della creatività necessaria ad adeguarsi al contesto, invece di cercare di cambiarlo;
  • 2. l'esposizione intenzionale all'errore, per imparare ad accettare e ad apprezzare l'imperfezione;
  • 3. il congratularsi con i propri successi e i traguardi raggiunti;
  • 4. l'allenamento a cogliere la bellezza nelle situazioni della vita quotidiana;
  • 5. il lasciarsi portare, aprendosi con fiducia agli altri e all'imprevisto.

Canzone totem

La Transformation song per chi ha difficoltà ad adattarsi racchiude l'invito a seguire il flusso. Se la tendenza caratteriale è a nuotare controcorrente, la spinta evolutiva incoraggia ad assecondare il libero corso del fiume: Let the river run! A me piace molto questa versione del brano di Carly Simon. C'è un coro che armonizza voci cristalline, limpide come acqua di sorgente. La polifonia dei timbri e dei colori "concerta" senza apparenti forzature una composizione dove ciascuno trova il suo posto.

Farsi ispirare da questo brano significa accettare che le tante parti che ci abitano dialoghino tra loro e avere fiducia che il nostro telos - la causa finale che abbiamo inscritta nella nostra costituzione ontologica, lo scopo ultimo da cui siamo attratti, come il fiume è attratto dal mare - possa compiersi pacificamente. Senza fretta e senza che lo sforzo ci consumi.

Bibliografia

Naranjo C., (2012), Esperienze di Trasformazione con l'Enneagramma, Astrolabio, Roma
Rogers C.R., (1978), Potere personale, Astrolabio, Roma

Transformation songs: brani per superare gli schemi autosabotanti

Canzone per crescere

La musica ci insegna la cosa più importante che esista:
ascoltare.
Ezio Bosso

Con gli articoli della sezione "Transformation songs", iniziamo un viaggio all'interno delle tendenze caratteriali che connotano l'essere umano e che in qualche caso possono ostacolarlo lungo la via dell'autorealizzazione. L'idea per questa rubrica del blog mi è stata prestata dal libro Esperienze di Trasformazione con l'Enneagramma di Claudio Narajo, psichiatra e psicologo cileno, tra i successori di Fritz Perls e quindi esperto in Gestalt Training, metodologia che io stessa utilizzo nel counseling. L'itinerario che ho immaginato prevede quattro tappe:

  1. 1. l'individuazione di una specifica impronta caratteriale
  2. 2. la descrizione delle difficoltà principali sottese al carattere
  3. 3. l'indicazione della "direzione d'uscita" dallo schema di autosabotaggio
  4. 4. la segnalazione di una canzone-totem che può ispirare la crescita interiore.

Il carattere corrisponde alla dimensione della personalità che più risente degli influssi dell'ambiente. Dipende dalla qualità delle relazioni e dalle cure ricevute nella primissima infanzia, è condizionato dalle esperienze precoci di contatto con il mondo, che a loro volta hanno plasmato le forme del pensiero, il senso di identità e il sistema di valori in cui ciascuno di noi si riconosce.

Nel carattere, in questa cifra che modula lo stile con il quale ci accostiamo agli altri e a ciò che accade, si cristallizzano emozioni antiche, spesso inconsapevoli. Maschere che abbiamo adottato per proteggerci possono finire con l'imprigionarci e convinzioni ricevute in eredità, poi interiorizzate, non sempre ci aiutano a rispondere con efficacia alle sfide e alle opportunità che incontriamo nella vita.

Riconoscere il tema caratteriale dominante aiuta a individuare i meccanismi con i quali, senza saperlo, ci sabotiamo.
Il passo successivo è intraprendere un percorso di trasformazione che porti a liberare parti di sé represse o non riconosciute, contrastando nello stesso tempo i comportamenti disfunzionali che "per carattere" tendiamo a seguire.

Il lavoro di autoconsapevolezza che conduce a padroneggiare il carattere e a gestire le sue potenzialità evolutive è certo impegnativo e in fondo inesauribile: come nota Carl Rogers, la vita piena è un processo, non uno stato. E’ una direzione, non una destinazione.

L'obiettivo di questa sezione del blog si mantiene in un perimetro decisamente meno ambizioso. L'idea è trasferire suggestioni e stimoli di autoaiuto. Mi piace pensare alla Transformation song come a un piccolo strumento in musica per la crescita personale. Se poi i pezzi scelti diventeranno anche brani della vostra playlist del benessere, tanto meglio!

Bibliografia

Naranjo C., (2012), Esperienze di Trasformazione con l'Enneagramma, Astrolabio, Roma
Rogers C.R., (2013), La terapia centrata sul cliente, Giunti, Firenze
Spaletta E., (2009), Personalità sane e disturbate, Sovera, Roma.

Come superare la paura di sbagliare: 3 modi più 1 per rivalutare gli errori

Scivolone

Considera ogni errore che compi
come una risorsa.
P.J. Meyer

È uno dei tarli che minano la nostra voglia di impegnarci, fino a toglierle potere, a sfibrarla, a trasformarla in inerzia rabbiosa o rassegnata. La paura di sbagliare agisce così: erode la nostra determinazione senza che ce ne accorgiamo.

Poco conta se l'idea di prendere lezioni di russo ci entusiasma, la prospettiva di un nuovo incarico al lavoro ci stimola o quel corso di teatro risveglia energie che da troppi inverni credevamo in letargo. Il fantasma dell'errore conosce il modo di inchiodarci alla linea di partenza: sa come agitare le ombre che raffreddano la passione e rendono impacciati i nostri gesti.

Possiamo cominciare a ridimensionare il timore di sbagliare innanzitutto inquadrando l'errore in una cornice di senso diversa da quella a cui siamo culturalmente e socialmente abituati.
Prima però dobbiamo conoscere i meccanismi che creano e alimentano la nostra paura.

Come nasce e cresce la paura di fallire

Il timore di sbagliare ha due grandi alleati: la memoria selettiva e il culto della prestazione perfetta.

L'autosabotaggio della memoria selettiva

La memoria è per sua natura selettiva. Ma ci sono casi in cui il ricordo pesca nella nostra storia soprattutto le esperienze che percepiamo come sconfitte.

È un filtro doppiamente truccato. In primo luogo perché le sue maglie, troppo larghe, raccolgono solo alcuni momenti topici della nostra vita: quelli in cui ci siamo sentiti piccoli e inadeguati e che il nostro vissuto emotivo carica di significato. Viceversa gli episodi di successo, le occasioni dalle quali abbiamo imparato ad adattarci creativamente alla nostra fetta di realtà, tutte le volte in cui siamo riusciti a superare gli ostacoli e a guadagnare terreno sono come polvere dorata: pepite preziose, ma che siamo i primi a sminuire. E la griglia della memoria nemmeno prova a trattenerle.

Il secondo vizio di forma è la lente soggettiva che nel ricordo legge e interpreta i fatti. Siamo a un tempo il giudice, l'imputato e la giuria. Il giudice emette la sentenza senza tener conto delle circostanze, senza ascoltare i testimoni e senza ammettere attenuanti. Sotto accusa non è il nostro comportamento (quell'azione specifica, che allora si espresse in un modo ma che ha infinite possibilità di compiersi altrimenti), bensì il nostro essere: siamo “incapaci”, “deboli” oppure “lenti”, “stupidi”, “passivi” . Difficile scampare a un processo del genere. É l'emblema dell'incostituzionalità.

Il falso mito della performance ideale

Un altro grande amplificatore dell'errore è il principio di prestazione che domina la nostra epoca. Dall'allenamento in palestra al canto nel coro cittadino, dal discorso in pubblico alla gara per i migliori cupcake: qualunque sia l'impresa non ci concediamo sbavature, né aggiustamenti o incertezze. Il nostro "fare" deve obbedire al culto della performance.

Ora, in un mondo iperconnesso, dove i social moltiplicano in un infinito gioco di specchi la logica del confronto, ciò che possiamo fare sembra non avere più limiti, almeno in linea teorica. Né vale, a mo' di guida e confine, l'ispirazione che prima veniva da coloro che riconoscevamo come maestri. Oggi tutto è possibile e accessibile a tutti, nell'orizzontalità del tempo reale. Così, in un rilancio continuamente esibito della prestazione, dove tanti corrono a postare quanto sono più bravi degli altri, c'è chi finisce con il sentirsi bloccato.

Come cambia l'errore se cambiamo il nostro sguardo


Per superare la paura di sbagliare, nel counseling si lavora sui pensieri, sulle emozioni e sulle sensazioni. Ognuno ha la sua storia e nei colloqui, grazie all'accompagnamento del counselor, trova la propria via di uscita.

Il primo passo per togliere un po' di peso al concetto di errore, però, lo possiamo fare anche da soli, innanzitutto cambiando punto di vista. Se guardiamo all'errore in modo diverso, riusciamo anche a mitigare i sentimenti poco gradevoli che proviamo quando ci censuriamo di fronte a una situazione nuova: non esprimiamo quel che vorremmo dire, lasciamo languire in gola una domanda, evitiamo una scelta per timore che la nostra mossa non sia quella giusta.

Ci sono almeno tre modi efficaci per ristrutturare l'errore e recuperare la voglia di osare.

1. Vedere l'errore come prova per l'intelligenza

Il verbo da cui deriva la parola errore è errare, che etimologicamente significa “andare vagando, senza sapere dove”. Il viaggio è la metafora da cui prende corpo l'errore. Per gli antichi, il verbo errare – nella duplice accezione di mettersi in cammino e di sbagliare – non presentava la connotazione vagamente moralistica che oggi tendiamo ad attribuirgli. Basti rileggere il proemio dell'Odissea.

L'eroe dal multiforme ingegno, cantami, o Musa,
che molto errò, dopo che distrusse la Rocca sacra di Troia:
di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,
e molto patì sul mare nell'animo suo,
per riacquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni
.

Omero, nel presentarci Ulisse, disegna questo archetipo dell'Occidente attraverso due immagini-chiave. La prima è quella dell'intelligenza (l'armatura dell'eroe è il suo ingegno), la seconda è l'errare: un andare che non ha una meta né un ritorno garantiti e che si espone al naufragio. L'errore non solo è messo in conto, ma diventa anche il mezzo attraverso il quale si sviluppa la conoscenza, una conoscenza che è geografica (i mondi) ed empatica (le menti degli uomini). Grazie al viaggio costellato di errori, Ulisse conquista la sua terra e si reinstalla da protagonista nella sua vita. Difficile pensare a Ulisse come a un performer fallimentare.

2. Considerare l'errore come passo in avanti verso l'obiettivo

Dai classici all'industria. Thomas Edison fu un inventore e un imprenditore. A lui si deve il miglioramento della lampadina, di cui Edison prolungò la durata e che produsse su scala protoindustriale. Sembra che 2000 tentativi andati a vuoto precedettero la realizzazione del modello “riuscito” e che, nel corso della conferenza stampa di presentazione del prototipo, un giornalista chiese a Edison come si fosse sentito a fallire per ben 2000 volte. La risposta, stando alle cronache un po' inquinate dall'aneddotica, spiazza per ironia e verità: "non ho fallito 2000 volte, ho scoperto 2000 modi in cui non va fatta una lampadina".

Anziché essere inquadrato come una prova mancata, l'errore viene inteso come un passo di avvicinamento al traguardo. Un cambiamento di visione che ha effetti potenti sugli stati d'animo: pensare di aver collezionato 2000 fallimenti può portare a frustrazione, tristezza, rabbia, depressione. Cogliere di aver fatto 2000 progressi verso la meta ci fa sentire capaci, tenaci, competenti.

3. Valutare l'errore come apertura alla creatività

Ben prima della didattica postmoderna, Gianni Rodari aveva intuito che la lezione calata dall'alto è meno efficace di quella in grado di modellarsi sullo stile del pensiero dell'allievo e diventare esperienza concreta, brano di vita vissuta, narrativa personale in cui l'immaginazione feconda le parole. Celebre, tra i tanti, l'esempio dell'errore di un bambino che scrisse cassa invece di casa. Il pedagogo Rodari scelse di non correggere l'ortografia, ma di invitare quel bambino a raccontare la storia di un uomo che viveva in una cassa.

L'inciampo si trasforma in un'esca per arrivare, con il proprio passo, non solo alla comprensione intima del senso e della differenza, ma anche alla liberazione di sorgenti creative che l'immediata eliminazione dell'errore avrebbe lasciato inespresse. È cosí che "sbagliando si impara". Nell'errore si producono nuovi modi di vedere e si costruiscono ponti. Si può arrivare persino a immedesimarsi con gli uomini che oggi vivono davvero un pezzo di vita in "casse" e in quelle casse cercano la speranza di un approdo solidale, lontano dalla propria casa.

C'è poi un altro modo di rivalutare l'errore. Lo descrive molto meglio di quanto potrei fare io il geografo ed esploratore Franco Michieli in questo video.

La prossima volta che saremo tentati di riesumare il fantasma della paura di sbagliare, ricordiamoci che l'errore è anche strumento di conoscenza, progresso verso la meta, porta aperta sulla creatività. E quando crederemo di aver perso la rotta, proviamo a chiederci anche solo per un attimo se la strada su cui ci troviamo non sia per caso una strada buona per noi.

Riprendi in mano il timone della tua vita

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