
Nuvole celesti nelle aiuole spartitraffico di Milano: la primavera arriva anche così. Con corolle piccolissime e perfette, che spuntano non appena il freddo annuncia la sua ritirata e dovunque ci sia un pezzetto di terra guadagnato all'asfalto. Compaiono presto, gli “occhi della Madonna” (il nome popolare delle piante ha quasi sempre più fascino di quello scientifico), e l'avanzata di questi fiori è rapida e decisa, persino nelle città soffocate dallo smog e anche quando marzo sorprende, in pianura, con una neve tardiva, come è capitato quest'anno.
Il segnale della staffetta tra il tempo del letargo e quello del rinnovamento tiene insieme forza e fragilità: l'impasto di cui sono fatte tante faccende terrene.Non potrebbero sopravvivere agli ultimi artigli dell'inverno, questi petali di seta, se non venissero da pianticelle robuste. Eppure il segreto della loro bellezza è quella nota struggente che ce li mostra umili, esposti, assolutamente effimeri in mezzo al traffico metropolitano come nell'incuria di certe strade di periferia. Visti dalla prospettiva umana - l'unica che ci è concessa - i messaggeri della rinascita della natura sono un connubio di ostinazione e precarietà.
In questa fioritura precoce leggo più chiaramente che altrove il nodo anfibio che caratterizza il nostro essere-nel-mondo: c'è l'impulso vitale e c'è la vulnerabilità alla vita. Stretti in un abbraccio che non è dato sciogliere. Meraviglia e limite, costruzioni sempre possibili e finitezza, rilanci e battute d'arresto delimitano il campo in cui si spende l'avventura dell'esistenza. Sta a noi scegliere dove mettere l'accento, accettando che la partita si giochi con tutte queste carte. "Aprire le zolle" e preparare il raccolto è sia ebbrezza che tempesta, come cantava Alda Merini.
Possiamo decidere di cavalcare la spinta innata a crescere o fermare lo sguardo sulle nostre debolezze, fino a ingigantirle. Possiamo sfruttare l'istinto a far brillare i colori unici dei talenti che possediamo, oppure lasciarci intrappolare dal confronto con chi ha altre qualità, mette radici in terreni diversi e ha tempi di maturazione che non sono i nostri. Nella libertà, lo sappiamo, coabitano potere e fatica. Insieme alla vertigine della responsabilità.
A ogni equinozio di primavera, però, gli occhi della Madonna tornano ad aprirsi. Simili a pionieri gracili e tenaci, allargano di giorno in giorno le zone del loro dominio, anche quando il freddo sembra non voler mollare la sua presa. Lo assediano e alla fine lo vincono con forza gentile. E ci ricordano che anche noi sappiamo essere proprio come loro.